Che s'è scritto fino ad ora sulle pubblicazioni in accesso aperto?

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Ignasi Labastida
CRAI
Universitat de Barcelona


Frosio, Giancarlo F. (2014) "Open Access Publishing: A Literature Review." http://www.create.ac.uk/wp-content/uploads/2014/01/CREATe-Working-Paper-... [Consulta: 09/04/2014].

Con il titolo che ho scelto cerco di riassumere l'obiettivo principale della vasta relazione di Giancarlo Frosio, pubblicato all'inizio di quest'anno da CREATe1, ovvero raccogliere tutto ciò che è stato scritto negli ultimi anni circa le pubblicazioni in accesso aperto: articoli, studi, relazioni, ... su vantaggi, problemi, modelli, sistemi, sfide,...

Oltre a presentarci un completo riepilogo, utile da consultare per tutti coloro che lavorano in questo campo, Frosio propone un elenco di argomenti che, a suo parere, hanno bisogno di un'analisi piú approfondita o che non sono ancora stati oggetto di discussione. Tra gli argomenti che considera mancanti nella letteratura sulle pubblicazioni in accesso aperto apparsi fino ad ora segnala: ricerche storiografiche sul processo di chiusura ed apertura della conoscenza scientifica; un'analisi degli stimoli e delle motivazioni che hanno i ricercatori al momento di scegliere la via di diffusione dei risultati della ricerca; studi economici sul sistema editoriale basato sull'accesso per sottoscrizione o pagamento determinato. Non ha trovato nemmeno testi che mettano in relazione le pubblicazioni in accesso aperto con altre iniziative accademiche libere, come le risorse educative aperte2.

Va detto che durante tutto il documento si adotta il termine "Open Access" (Accesso aperto) per descrivere le due strategie di diffusione stabilite oltre un decennio fa con la iniziativa Budapest3: la pubblicazione in riviste ad accesso aperto e l'autoarchiviazione dei testi pubblicati in repository di libera consultazione. Conviene ancora una volta ricordare qual era l'obiettivo: l'accesso aperto, un accesso gratuito ai risultati della ricerca, senza barriere tecnologiche o giuridiche, che ne permettesse così il riutilizzo. Attualmente le strategie si sono trasformate in differenti tipologie di accesso aperto con differenti denominazioni: verde, oro, gratuito, libero...

Tornando al documento, l'autore lo divide in quattro parti principali: storia dell'accesso aperto, analisi giuridica, modelli di business e politiche, con esigenze o raccomandazioni. Nel primo capitolo troviamo un riassunto dell'evoluzione della divulgazione scientifica dai Greci all'attualità. La conoscenza scientifica si consideró bene comune fino alla seconda metà del XX secolo quando venne proposto trattarlo come proprietà privata per aumentarne il valore. Ma questa protezione ha portato ad una situazione di accesso alla conoscenza sempre piú ridotto che ha favorito l'apparizione del movimento a favore dell'attuale accesso aperto. Questo movimento non è un fenomeno isolato, ma viene accompagnato da altre iniziative a favore dell'apertura come per esempio il software libero, le licenze Creative Commons o la Wikipedia.

La seconda parte della relazione è dedicata alle questioni giuridiche connesse alla pubblicazione in accesso aperto, concentrandosi ovviamente sui diritti di proprietà intellettuale o copyright. L'autore presenta vari rapporti che mostrano come si fa uso della proprietà intellettuale per limitare l'accesso ed il riutilizzo dei risultati della ricerca invece di favorirne la diffusione. In molti casi gli interessi degli editori si scontrano con quelli dei ricercatori, e mentre i primi chiedono maggiori diritti e livelli di protezione superiori, i secondi vorrebbero poter riutilizzare le pubblicazioni più facilmente nell'insegnamento e nella ricerca. Esempi di scontri sono quelli riguardanti il data mining ed il text mining, in cui gli editori vogliono imporre nuove condizioni, mentre i ricercatori li considerano attività per le quali non c'è bisogno di chiedere permesso. Anche in questo capitolo appaiono i diversi modelli di cessione dei diritti richiesti quando si pubblica in una rivista o in un libro e come entrano in conflitto con le politiche di diffusione in aperto stabilite dalle pubbliche amministrazioni o dalle agenzie di finanziamento alla ricerca. Infine troviamo alcuni studi che propongono abolire la proprietà intellettuale dei risultati della ricerca per convertirli in bene comune.

L'autore dedica la terza parte della relazione agli aspetti economici dell'accesso aperto mostrando diversi modelli e contrapponendoli al sistema tradizionale di pubblicazione su riviste ad accesso limitato. Quest'ultimo sistema è uno dei pochi modelli economici in cui è lo stesso protagonista chi genera domanda ed offerta, in questo caso la comunità scientifica. Un altro aspetto da considerare quando si analizza il modello economico è che ci sono diversi tipi di pubblicazioni: riviste indipendenti, riviste di società scientifiche e riviste di grandi editori commerciali. Tuttavia, negli ultimi anni, grandi editoriali hanno assorbito e monopolizzato il sistema.

Nonostante la riduzione dei costi nella creazione e distribuzione, gli studi dimostrano che i prezzi per accedere ai contenuti sono aumentati rispetto al costo della vita e si adducono ragioni come le acquisizioni di piccoli editori o l'adattamento alle nuove tecnologie digitali per giustificarne la crescita. In alternativa a questo tipo di pubblicazione appaiono le riviste ad accesso aperto. Va notato che, tradizionalmente, gli editori hanno sempre visto le biblioteche como loro clienti; adesso invece, le riviste ad accesso aperto assegnano questo ruolo ai ricercatori. L'autore ci mostra i diversi modelli economici di pubblicazione ad accesso aperto iniziando con la pubblicazione o la diffusione attraverso i repository. Generalmente questo sistema si mantiene o attraverso il volontariato o perché sovvenzionato da un'istituzione che lo ritiene un suo compito. Tuttavia ci sono repository tematici che offrono servizi di hosting o di diffusione, o che stabiliscono un sistema di abbonamento per coprire i costi operativi. Per quanto riguarda la pubblicazione in riviste e monografie esistono diversi modelli, dal volontariato alla pubblicazione a pagamento, che è il più comune tra le riviste ad accesso aperto di maggior prestigio così come nelle iniziative ad accesso aperto promosse dai grandi editori commerciali, che esplorano questo modello pur mantenendo il sistema di abbonamento o a pagamento per accedere alla maggior parte dei loro contenuti. Il documento cita anche altri modelli come l'iniziativa promossa dal CERN, SCOAP34, che ha permesso che la maggior parte delle riviste in cui pubblicano ricercatori di fisica di alte energie diventino ad accesso aperto grazie al contributo di ciascun paese secondo criteri di proporzionalità. Alcuni testi citati dall'autore criticano il modello delle pubblicazioni a pagamento perchè favorisce le istituzioni con più risorse e danneggia i paesi in via di sviluppo. Per quanto riguarda i benefici economici dell'accesso aperto, la relazione cita diversi studi che dimostrano come il sistema è sostenibile sempre che il prezzo della pubblicazione non superi un determinato importo per articolo, ma non vi è coincidenza sull'importo, che inoltre cambia secondo la dimensione di ciascuna istituzione e la sua produzione scientifica. Bisognerebbe verificare a quanto ammonterebbe il risparmio di ogni istituzione se si annullassero le attuali sottoscrizioni e si assumessero i costi di pubblicazione. Un altro valore aggiunto dell'accesso aperto, spesso usato a suo favore, è la crescita nelle citazioni. L'autore presenta studi che dimostrano una crescita con altri che invece non osservano molta differenza o che la limitano solo a certe discipline.

Infine, nell'ultimo capitolo della relazione, troviamo un'analisi delle politiche a favore dell'accesso aperto adottate da istituzioni accademiche, pubbliche amministrazioni o organizzazioni che finanziano azioni o progetti di ricerca. L'argomento principale per la loro adozione è quello di offrire al pubblico i risultati della ricerca finanziata con fondi pubblici. Alcuni studi mostrano come queste politiche hanno aumentato il numero di contenuti nei repository, anche se la crescita si raggiunge nel medio periodo e gradualmente, quando i ricercatori si abituano all'autoarchiviazione. In questa sezione sulle politiche vi è una parte dedicata alle raccomandazioni proposte nella relazione Finch5 e adottate, in parte, dal governo e dai consigli di ricerca britannici. La relazione Finch propone concentrarsi su politiche che incoraggino la pubblicazione in riviste in accesso aperto, piuttosto che richiedere l'autoarchiviazione in repository, come era stato fatto finora. Una delle principali critiche a questa relazione è il costo che genera il periodo di transizione verso il modello ad accesso aperto, già proposto più di un decennio fa. Tuttavia, sembra che i Paesi Bassi siano in procinto di proporre una politica simile, mentre dal resto d'Europa si seguono da vicino queste nuove iniziative.

Per concludere la recensione, bisogna dire che questo ampio documento de CREATe dovrebbe essere una lettura obligatoria per tutti coloro che vogliono progettare o dare inizio ad una politica in accesso aperto. Il testo ha quasi un migliaio di note al margine e centinaia di riferimenti che bisogna consultare per avere informazioni al momento di prendere decisioni.  


1. CREATe è un centro interdisciplinare di ricerca fondato nel 2013 da diversi consigli di ricerca del Regno Unito e si propone di indagare il rapporto tra Creatività, Regolamento, Azienda e Tecnologia impiegando il copyright come ponte tra queste discipline. http://www.create.ac.uk/ [consultato il 31 Marzo 2014]
2. OER Open Educational resources
3. La versione in catalano si puó consultare alla pagina http://www.budapestopenaccessinitiative.org/translations/catalan-translation [consultato il 31 marzo 2014]
4. http://scoap3.org/ [consultato il 31 marzo 2014]
5. http://www.researchinfonet.org/publish/finch/ [consultato il 31 marzo 2014]