Tesis Doctorals
2015-2016

Il dopo-Franco è già rosso! La transizione spagnola nella stampa della sinistra rivoluzionaria italiana

Autor: GUIDI, Flavio

Director: Dr. Antoni Segura i Mas, catedràtic

Director: Dra. Paola Lo Cascio, professora agregada

Universitat de Barcelona, 2016

La tesi “Il dopo Franco è già rosso! – La transizione spagnola nella stampa della sinistra rivo-luzionaria italiana” si occupa della transizione spagnola (1973-1978) dal punto di vista dell’estre-ma sinistra italiana. Per estrema sinistra si intendono qui i gruppi a sinistra del movimento operaio “ufficiale” (PCI, PSI, PSIUP), già presenti, seppur ultraminoritari, ben prima dell’esplosione del ’68, ma sviluppatisi ampiamente negli anni settanta del XX secolo, al punto da costituire una seria con-correnza, per lo meno tra i giovani, all’egemonia della sinistra maggioritaria (soprattutto del PCI). Trattandosi di un numero enorme di partiti, gruppi e gruppuscoli, è stata fatta la scelta di privilegia-re da un lato le organizzazioni maggiori, quelle dotate di un quotidiano (nell’ordine Il Manifesto, Lotta Continua e il Quotidiano dei Lavoratori), e dall’altro quelle più rappresentative di una corrente “storica”: per il maoismo il MS-MLS (Movimento Studentesco-Fronte Popolare), per l’anarchismo la FAI (Umanità Nova), per il trotskismo i GCR (Bandiera Rossa) e per il bordighismo (seppur sui generis) Lotta Comunista. Dal punto di vista cronologico, si è scelto di considerare il periodo tra la morte di Carrero Blanco e l’approvazione della Costituzione post-franchista. Un primo capitolo è stato però dedicato alla fase precedente (1969-1973), considerata già da questi gruppi come “l’inizio del dopo Franco”. La tesi segue gli sviluppi della percezione soggettiva delle dinamiche di questa transizione, dai primi anni (in cui le posizioni dei vari gruppi apparivano piuttosto omogenee) in cui l’ipotesi ritenuta più probabile era quella di una rottura rivoluzionaria. Rottura che, tramite una sol-levazione popolare, avrebbe dovuto seppellire, con la dittatura, anche ogni eredità del franchismo (compresa la monarchia) e, almeno per quanto riguarda la maggioranza dei gruppi, anche la stessa struttura capitalistica della Spagna. A partire dal 1974-75 crescono le differenziazioni all’interno dell’estrema sinistra italiana, sia sulle dinamiche sia sui probabili sbocchi della crisi del regime. Da un lato emergono sempre più le posizioni “moderate” (in particolare del PdUP-Manifesto) che, av-vicinandosi alla posizione del PCE-PSUC (la rottura democratica), individuano nella restaurazione della II Repubblica lo sbocco auspicabile e prevedibile (in questo condivise anche dal MLS), e ten-dono a problematizzare lo schema precedente “franchismo-rivoluzione”. Dall’altro si continua a scommettere (con qualche distinguo da parte di Avanguardia Operaia – Quotidiano dei Lavoratori) sulla precedente ipotesi rivoluzionaria. Il punto più “caldo” viene raggiunto tra la ripresa delle mo-bilitazioni dopo la morte del Caudillo e l’eccidio di Vitoria del marzo 1976. In questa ondata, vista dai più come la tanto attesa spallata rivoluzionaria, iniziano a venire al pettine i nodi di un’analisi che, col senno di poi, sottovalutava le capacità trasformistiche dei settori più importanti della bor-ghesia spagnola e dello stesso apparato franchista e nel contempo sopravvalutava le potenzialità ri-voluzionarie del proletariato spagnolo ed il peso dell’estrema sinistra al suo interno. L’ipotesi ini-zialmente esclusa e comunque temuta dall’estrema sinistra, quella di una transizione sostanzialmen-te indolore dalla dittatura ad una democrazia borghese più o meno classica, acquista via via sempre più consistenza durante l’estate e l’autunno del 1976, fino alla doccia fredda del referendum voluto da Suarez nel dicembre del ’76. Anche se il cambiamento di prospettiva avviene con ritmi diversi tra i vari gruppi, si può dire che le elezioni del giugno ’77 costituiscano un po’ la pietra tombale delle speranze rivoluzionarie, per lo meno sui tempi brevi. Le differenze restano profonde nell’analisi del ruolo della sinistra riformista (PCE-PSUC in testa), ritenuta dalla maggioranza (escluso il Manife-sto) come principale responsabile del successo dell’operazione “gattopardesca” di Suarez-Juan Carlos.