Claustra

San Martino di Oristano

Authorship

Maria Giuseppina Meloni

Name

San Martino di Oristano

Chronological data

1335-1567

Orderse

Benedictines
De 1350 a 1550

Related Communities

History of the Community

Non è possibile stabilire con certezza la data di fondazione del monastero di San Martino situato fuori le mura di Oristano, oggi alla periferiNon è possibile stabilire con certezza la data di fondazione del monastero di San Martino situato fuori le mura di Oristano, oggi alla periferia del centro storico cittadino. Non ci è pervenuto nessun documento riguardante le sue origini, fondazione ed eventuale committenza. Secondo alcuni studiosi fu inizialmente un monastero maschile benedettino, fondato dai monaci del monastero di San Nicola di Gurgo, anch’esso situato fuori le mura di Oristano. La fabbrica gotica della chiesa, secondo R. Coroneo, è ascrivibile alla metà del XIV secolo ma l’edificio ha subito nel corso dei secoli numerose ristrutturazioni che ne hanno mutato la fisionomia originaria.

La prima menzione cronologicamente sicura del monastero e delle monache che lo abitavano si trova nel testamento del “giudice” d’Arborea Ugone II del 4 aprile 1335, nel quale il sovrano arborense lasciava «dominabus monasterii Sancti Martini prope Arestanum, pro earum substentatione, singulis annis, starellos grani viginti quinque et porcos duos de glande». Non è specificato a quale ordine le monache appartenessero ma si presume fossero Benedettine.

Non si conosce documentazione che illumini sulle vicende e sulla vita del monastero, fatta eccezione per due codici che forniscono una importante testimonianza sulla formazione e sulla gestione del suo patrimonio immobiliare e sulle sue rendite: il cosidetto “Condaxi Cabrevadu”, registro del 1533 costituito dalla trascrizione di un più antico registro ("fundague", a noi non pervenuto) contenente i documenti (atti di donazione, testamenti, contratti) attestanti le modalità con cui il monastero era giunto in possesso dei propri beni, registro che mirava non solo a conservare e autenticare una serie di atti preesistenti, ma anche a legittimare una situazione di fatto; e il cosidetto “Brogliaccio”, anch’esso un registro che descrive i beni e le rendite del convento, compilato, se si presta fede alla data apposta sulla copertina, a partire dal 1462.

Il monastero fu teatro di importanti vicende storiche: il 28 marzo 1410 vi fu firmata la “Pace di San Martino” che, ponendo termine alla guerra tra la Corona d’Aragona e il “giudicato” di Arborea, in base agli accordi tra il luogotenente del re d’Aragona Pietro Torrelles e l’ultimo “giudice” arborense Leonardo Cubello segnava la fine dell’antico “giudicato” e sanciva la nascita del Marchesato di Oristano.

Le monache abitarono il convento presumibilmente fino alla metà del XVI secolo; sicuramente c’erano ancora nel 1504 come attesta una scheda datata del Condaxi («sas venerandas sorres dessu monasteriu de Sanctu Martini» ). M. Teresa Atzori ("Brogliaccio del convento") riporta la notizia che l’arcivescovo di Oristano Carlo de Alagon, che resse l’arcidiocesi dal 1537 al 1553, cercò di imporre alle monache la clausura ma che esse non accettarono.

Nel 1554 l’arcivescovo Andrea Sanna elevò a rettoria la chiesa di San Martino.

Con una bolla emanata il 25 settembre 1567 il papa Pio V concesse al Maestro Generale dei Frati Predicatori di istituire un monastero di quell’Ordine nella chiesa di San Martino, sopprimendone lo status di parrocchia (Scano, Codice Diplomatico, doc. DVIII). Si può presumere che, a quell’epoca, le monache avessero già lasciato l’edificio monastico. a del centro storico cittadino. Non ci è pervenuto nessun documento riguardante le sue origini, fondazione ed eventuale committenza. Secondo alcuni studiosi fu inizialmente un monastero maschile benedettino, fondato dai monaci del monastero di San Nicola di Gurgo, anch’esso situato fuori le mura di Oristano. La fabbrica gotica della chiesa, secondo R. Coroneo, è ascrivibile alla metà del XIV secolo ma l’edificio ha subito nel corso dei secoli numerose ristrutturazioni che ne hanno mutato la fisionomia originaria.

La prima menzione cronologicamente sicura del monastero e delle monache che lo abitavano si trova nel testamento del “giudice” d’Arborea Ugone II del 4 aprile 1335, nel quale il sovrano arborense lasciava «dominabus monasterii Sancti Martini prope Arestanum, pro earum substentatione, singulis annis, starellos grani viginti quinque et porcos duos de glande». Non è specificato a quale ordine le monache appartenessero ma si presume fossero Benedettine.

Non si conosce documentazione che illumini sulle vicende e sulla vita del monastero, fatta eccezione per due codici che forniscono una importante testimonianza sulla formazione e sulla gestione del suo patrimonio immobiliare e sulle sue rendite: il cosidetto “Condaxi Cabrevadu”, registro del 1533 costituito dalla trascrizione di un più antico registro ("fundague", a noi non pervenuto) contenente i documenti (atti di donazione, testamenti, contratti) attestanti le modalità con cui il monastero era giunto in possesso dei propri beni, registro che mirava non solo a conservare e autenticare una serie di atti preesistenti, ma anche a legittimare una situazione di fatto; e il cosidetto “Brogliaccio”, anch’esso un registro che descrive i beni e le rendite del convento, compilato, se si presta fede alla data apposta sulla copertina, a partire dal 1462.

Il monastero fu teatro di importanti vicende storiche: il 28 marzo 1410 vi fu firmata la “Pace di San Martino” che, ponendo termine alla guerra tra la Corona d’Aragona e il “giudicato” di Arborea, in base agli accordi tra il luogotenente del re d’Aragona Pietro Torrelles e l’ultimo “giudice” arborense Leonardo Cubello segnava la fine dell’antico “giudicato” e sanciva la nascita del Marchesato di Oristano.

Le monache abitarono il convento presumibilmente fino alla metà del XVI secolo; sicuramente c’erano ancora nel 1504 come attesta una scheda datata del Condaxi («sas venerandas sorres dessu monasteriu de Sanctu Martini» ). M. Teresa Atzori ("Brogliaccio del convento") riporta la notizia che l’arcivescovo di Oristano Carlo de Alagon, che resse l’arcidiocesi dal 1537 al 1553, cercò di imporre alle monache la clausura ma che esse non accettarono.

Nel 1554 l’arcivescovo Andrea Sanna elevò a rettoria la chiesa di San Martino.

Con una bolla emanata il 25 settembre 1567 il papa Pio V concesse al Maestro Generale dei Frati Predicatori di istituire un monastero di quell’Ordine nella chiesa di San Martino, sopprimendone lo status di parrocchia (Scano, Codice Diplomatico, doc. DVIII). Si può presumere che, a quell’epoca, le monache avessero già lasciato l’edificio monastico.

Prominent figures

Dal Condaxi e dal Brogliaccio emergono i nomi di alcune monache e badesse del monstero:

Pintada Meloni, monaca nel 1414 (Condaxi, scheda 19 ed. Serra), Pereduza Cadellana, badessa, suor Paula Carta, suor Justina Lay, suor Mariana, probabilmente econome del convento (Brogliaccio).

Building architecture

Mancano notizie documentarie sulla fabbrica gotica della chiesa, ascrivibile alla metà del XIV secolo. L'edificio ha subito numerose ristrutturazioni e un'intonacatura in età moderna che ne pregiudica la leggibilità. L'impianto originario è ad aula mononavata con copertura lignea e abside quadrangolare voltata a crociera, dunque di tipologia canonica delle chiese erette a Oristano e in Arborea in contemporanea con la ristrutturazione gotica della cattedrale di Santa Maria. Facciata e fianchi si presentano con l'aspetto neogotico assunto nel Novecento. I tratti di paramento murario medioevale in vista sono in conci di arenaria di media pezzatura. Nella testata absidale si apre una larga finestra con centina ogivale sopraccigliata e bifora ampiamente risarcita. La mostra è goticamente sagomata con colonnine, successione di modanature a toro, pianetto e gola, capitelli e peducci fitomorfi decorati con foglie a crochet (da R. Coroneo, Architettura romanica dalla metà del 1000 al primo '300).

L'edificio del monastero, dopo la soppressione del convento domenicano nel 1832, ospitò l'ospedale civile. Oggi, ristrutturato, ospita il Centro di igiene mentale.

Documentary heritage

Durante l'invasione francese di Oristano nel 1637 l'archivio del monastero subì gravi danni a causa di un incendio e gran parte della documentazione più antica, compresi molti documenti attestanti le proprietà del monastero, andò perduta. 

Le fonti principali sono:

-testamento di Ugone II d'Arborea del 4/4/1335 (P. Tola, Codex Diplomaticus Sardiniae, I,2 doc. XLVIII, pp. 701-708);

-il "Condaxi cabrevadu" (termine, quest'ultimo, che deriva dallo spagnolo "cabreo", latino "capibrevium", con il quale si indicava un registro contenente gli atti comprovanti l'acquisizione di beni immobili e i titoli giuridici che attestassero la legittimità dei diritti vantati sui beni, copiato nel 1533 da un più antico registro a noi non pervenuto. Il codice è conservato nella Biblioteca Universitaria di Cagliari, ms. n. 254, edito da M.T. Atzori, "Condaxi Cabrevadu", Modena 1957 e da Patrizia Serra, Il Condaxi Cabrevadu, Cagliari 2006;

-Il manoscritto detto "Brogliaccio", conservato nella Biblioteca Universitaria di Cagliari, edito da M.T. Atzori, Brogliaccio del convento di San Martino di Oristano, Parma 1956.

Artistic heritage

Alla chiesa di San Martino apparteneva il cosidetto “retablo di san Martino”, un trittico di ambito catalano ascrivibile alla prima metà del Quattrocento, di cui sono giunte fino a noi solo la tavola centrale e quella destra, oggi conservate nell’Antiquarium Arborense.

Il trittico è una tempera su fondo dorato con colonnine tortili che scandiscono i pannelli pittorici suddivisi in due scomparti. Nella tavola centrale in basso è la Vergine che allatta il Bambino su un trono tra angeli musicanti. In alto è una drammatica e complessa crocefissione.

L’anta destra presenta in basso san Martino sul suo cavallo mentre taglia il mantello per rivestire il Cristo in veste di mendicante; nello scomparto superiore è narrata la seconda parte della storia del santo, vescovo di Tour.

L’opera è stata attribuita dagli storici dell’arte a un anonimo maestro catalano di alta levatura del primo Quattrocento. Secondo Roberto Coroneo si potrebbe trattare del pittore catalano Mateu Ortoneda.

Arqueologia

Nessuna notizia in merito.

Bibliography and links

Bibliography

Bonu, R., 1973. Oristano nel suo duomo e nelle sue chiese : Cenni storici e 2 appendici, Cagliari: Fossataro.


Coroneo, R., 1993. L'Architettura romanica dalla metà del Mille al primo Trecento, Nuoro: Ilisso.


Simbula, P.F., 1993. "L'Archivio del Monastero di San Martino di Oristano e la falsa donazione di Mariano IV d'Arborea", Medio Evo. Saggi e rassegne, 18: 141-163.


Serra, P. 2006. Il Condaxi cabrevadu, Cagliari: Centro di studi filologici sardi.


Bonu, R., 1973. Oristano nel suo duomo e nelle sue chiese : Cenni storici e 2 appendici, Cagliari: Fossataro.


Coroneo, R., 1993. L'Architettura romanica dalla metà del Mille al primo Trecento, Nuoro: Ilisso.


Serra, P. 2006. Il Condaxi cabrevadu, Cagliari: Centro di studi filologici sardi.


Simbula, P.F., 1993. "L'Archivio del Monastero di San Martino di Oristano e la falsa donazione di Mariano IV d'Arborea", Medio Evo. Saggi e rassegne, 18: 141-163.


Key words

San Nicola di Gurgo; Ugone II d'Arborea; Carlo de Alagon arcivescovo; Andrea Sanna arcivescovo

Geographic descriptor
Sardegna
Notes

CLAUSTRA es un proyecto del IRCVM (Institut de Recerca en Cultures Medievals) de la Universitat de Barcelona.
CLAUSTRA ha sido financiado por el Ministerio de Ciencia e Innovación 2008-2010 y 2011-2013 (HAR2008-02426, HAR2011-25127), el Institut Català de les Dones de la Generalitat de Catalunya 2010-2011 y las ayudas a las actividades de investigación de la Facultad de Geografía e Historia de la Universitat de Barcelona.